giovedì 31 dicembre 2020

LANCE DMR ORIGINI E SVILUPPO DEGLI ATTACCHI

                                                    Lancia DMR del 1970 ElkHartBrass

Al Dottor Jhon Oyston è attribuita la prima lancia a diffusione mista regolabile creata nel 1830. Poi durante tutto il 1920 sono state fatte molte ricerche sul comportamento del fuoco e l'efficacia del getto nebulizzato per l'attacco interno. Un decennio dopo nel 1930 Elkhart Brass introduce negli Stati Uniti una nuova Lancia creata su di un vecchio progetto tedesco detta lancia Mistero (foto sotto).




Prima della II guerra mondiale e durante, la Marina Militare degli Stati Uniti ha usato questa lancia che poteva combinare getti nebulizzati e pieni. Ma soltanto durante la metà del 20° secolo e dopo il devastante incendio della nave da trasporto truppe Normandie nel 1942, la Guardia costiera US incaricò il fire chief Lloyd Layman di intraprendere degli studi di ricerca sulla soppressione dell'incendio a bordo.


Come già discusso in un precedente post, Layman fù l'inventore dell'attacco indiretto ovviamente venivano utilizzate le lance a diffusione mista regolabile, da qui in poi comincia lo studio più moderno sull'efficienza dell'attacco con getto nebulizzato.

Negli Stati Uniti durate il 1950 , sono stati intrapresi molti studi sull'efficienza dell'attacco nebulizzato dalle maggiori compagnie assicurative e ufficiali antincendio, con test reali.


Ci sono stati moltissimi studi sull'attacco indiretto ma la svolta si ha nel 1970, con Krister Giselsson Ingegnere del dipartimento antincendio Svedese ed istruttore, che studio il flashover e i gas caldi nel compartimento. E capi che l'immissione di piccole gocce all'interno dei gas caldi della combustione, abassavano la probabilità di totale combustione all'interno del compartimento. Concludendo che 1 Litro d'acqua nebulizzato in aria nel compartimento, può prevenire un Flashover in una stanza di 30mq.

Nel 1980 Christer Giselsson e Mats Rossander un altro ingegnere del servizio antincendio Svedese introdussero una nuova applicazione dell'acqua con la loro Lancia a diffusione mista regolabile.



Questa lancia produceva un angolo di applicazione dell'acqua con un cono di 35-60 gradi, e con l'apertura e chiusura poteva dare dei colpi di acqua nebulizzata nei gas di combustione raffreddandoli prevenendo il flashover e mantenendo intatto il bilanciamento termico all'interno del compartimento.
Questo attacco di nuova concezione divenne molto in voga in tutto il mondo.

Negli anni 1990, Paul Grimwood perfeziono l'attacco pulsing raccogliendo l'attacco indiretto di Layman e le scoperte di Rosander  e Giselsson introducendo l'attacco 3D (su di un esperimento della marina USA ben descritto nel suo libro "Fog Attack") che consiste nel mettere il cono della lancia a 60° di ampiezza e la lancia a 45° dal pavimento con una portata di 100 L/min si poteva trattare una stanza di 50mq consumando soltanto 1.6 L di acqua vaporizzata.


                       Paul Grimwood - LFB

Arriviamo quindi nel 2002 alla potenziale introduzione tattica dell'attacco di transizione.


Lawrence Schwarz e Derek Wheller  del Colorado Spring Fire Department studiarono ed introdussero l'attacco di transizione chiamato così perché l'attacco si sposta da un punto di attacco ad un altro e cioè da esterno a interno dopo. E consisteva in una versione nuova dell'attacco indiretto di Layman. Colpendo il soffitto con getto pieno dall'esterno per 5 secondi, il compartimento coinvolto, provocando un effetto sprinkler e resettando la fase dell'incendio da pienamente sviluppato a in crescita e sviluppo, dando così più tempo alla squadra, prima che il fuoco riprendesse potenza, di attaccare dall'interno per la soppressione finale.

La lancia a diffusione mista regolabile è stata per 150 anni una validissima attrezzatura, permettendo di dividere l'acqua in piccole particelle che vaporizzando, sottraendo grandi quantità di calore da muri, soffitti e dal fumo dando una grande superficie di contatto se paragonata con le lance  a getto pieno. Tramite l'addestramento si può realmente incrementare la totale comprensione di una tale attrezzatura.
Che a sua volta ha creato problematiche relative ad ustioni da vapore, per questo c'è sempre una controversia con le lance a getto solido/pieno. 

Molte case costruttrici come TFT, Elkhart Brass e Pok continuano nel creare entrambi i modelli, ma non importa che modelo abbiate è importante che siate addestrati e conosciate tutte le parti che occorrono per maneggiare tale attrezzatura in totale sicurezza e come dico sempre....

......."L'EQUIPAGGIAMENTO PIU' IMPORTANTE E' LA TUA CONOSCENZA".....


                                                                                                 Riccardo Garofalo


Felice 2021


 




giovedì 17 dicembre 2020

TIPOLOGIE D'INCENDIO DI LIQUIDI

Ogni tipologia d'incendio di liquidi infiammabili, ha grande ripercussione sulla strategia da applicare e comunque la dimensione, forma e generalità variabili dell'incendio, hanno la loro importanza anche se l'incendio è sempre di un Classe B. Un incendio di liquidi può assumere varie forme e sono qui di seguito descritte:

  • Incendio di Fuoriuscita/Sversamento di liquido
  • Incendio di Pozza
  • incendio di Diffusione continua di liquido
  • Incendio di Liquido in Scorrimento
Incendio di Fuoriuscita di liquido

Parliamo di Incendio di Fuoriuscita di liquido infiammabile (Spill Fire), quando si ha uno sversamento a terra in uno spazio non confinato, con la profondità del liquido che non superiore i 25mm. Ovviamente il fondo, dove il liquido è appoggiato può variare di profondità. Dato che non ci sono confini l'incendio, potrebbe coprire una vasta area. 
Le sue caratteristiche sono un tempo corto di combustione, in media si hanno 4mm al minuto di combustibile consumato.
Ma se la fuoriuscita rimane dentro dei confini ovviamente può bruciare per più tempo e a questo punto, diviene un incendio di Pozza.



Incendio di Pozza

L'incendio di pozza (Pool fire) avviene quando il liquido rimane dentro dei confini, il contenitore potrebbe avere una profondità di 25 mm o superiore ma non stiamo parlando d' incendio di cisterne dove vi è una considerevole profondità della cisterna.
Anche essa potrebbe coprire una grande area sempre all'interno di confini, dipende dalla quantità del combustibile e dalla grandezza dei confini dove è raccolto. Come ad esempio una trincea o fossa a seguito d'incidente stradale o ferroviario.
A differenza della fuoriuscita di liquido, l'incendio di pozza può bruciare per un tempo maggiore portando a possibili escalation circostanti. 
Data la profondità del liquido a seguito di getti diretti nella applicazione della schiuma si ha una alta probabilità di contaminazione della stessa. Attacchi indiretti sarebbero preferiti.
Data la più grande quantità di liquido i pompieri poterebbero essere soggetti ad una quantità di calore accumulato maggiore, rispetto allo sversamento, ci sarà inoltre bisogno di raffreddare le esposizioni a diretto contatto del liquido che potrebbero essere  fonti di riaccensione una volta estinto l'incendio, ma attenzione a non danneggiare il tappeto di schiuma.
La schiuma richiesta per un incendio di pozza deve avere caratteristiche di alta resistenza al calore, alla contaminazione e veloce propagazione.



Incendio di diffusione continua di liquido

Incendio di diffusione continua di liquido (Spreading fire) avviene quando un sversamento o una pozza viene continuamente alimentata da uno spy o getto dovuto a rottura del contenitore del liquido infiammabile come una cisterna etc. 
La continua fuoriuscita di liquido potrebbe spargerlo in zone inaccessibili come tombini e pluviali ad esempio.
L'azione primaria ovviamente è bloccare la fuoriuscita ovunque possibile. 
Un getto della lancia a schermo protettivo può assolvere a questo compito, oppure riempiendo di acqua il contenitore superando così la falla, se non vi è una fuoriuscita maggiore di liquido e magari in zone non opportune.

Se invece si ha un liquido infiammabile con un alto punto di ignizione e quindi la fuoriuscita non sta bruciando, ma solo il liquido sversato, in questo caso possiamo provvedere all'estinzione con un tappeto di schiuma e poi chiudere la falla. 

Se invece si ha un liquido con basso punto d'ignizione anche la fuoriuscita è in combustione, a questo punto, si può utilizzare la polvere chimica, la fuoriuscita distrugge il tappeto di schiuma.



Incendio di Liquido in Scorrimento

Questo termine è riferito ad un liquido che scende da un pendio (Running Fire), anche se raro, questa tipologia d'incendio è molto pericolosa, perché il liquido può scendere a grande velocità e coinvolgere persone ed oggetti.
L'unica precauzione è la prevenzione, l'evacuazione della zona che potrebbe essere colpita, posizionare linee pronte all'estinzione o un tappeto di schiuma già creato dove il liquido si potrebbe fermare.
In questo caso sono raccomandate schiume film forming, che provvedono ad una rapida propagazione e quindi estinzione. 
Evitare di condurre geti d'acqua di raffreddamento sul liquido o all'interno del contenitore, dove si potrebbe creare un overflowing, o crearne una accelerazione dello scorrimento.

Esempio d'incendio di Classse B in Scorrimento


martedì 8 dicembre 2020

IL PROFILO DI VENTILAZIONE

Varedo, Monza - Inc. negozio di giocattoli 


Molti Vigili del fuoco non conoscono e non osservano, all'arrivo sulla scena, il profilo di ventilazione, che ci dice molte cose sullo sviluppo dell'incendio.

Il profilo di ventilazione è così definito....

La quantità d'aria disponibile all'incendio nel compartimento.

Esso ci dice, se l'incendio è Controllato dalla ventilazione e brucerà lentamente senza fiamma visibile e con grande produzione di fumo (se addizioniamo aria creiamo un Flashover indotto dalla ventilazione), Controllato dal combustibile che quindi brucia velocemente con fiamma ed alto rilascio di energia (Flashover) o è in Condizioni sotto ventilate limitato fortemente nell'apporto di aria assenza di fiamma (se addizioniamo aria rischiamo un backdraft).


In pratica il profilo di ventilazione è relativo alla quantità di aria/ossigeno che entra nel compartimento ed influenza lo sviluppo del fuoco.

Una sola apertura ad esempio, servirà il fuoco con un'entrata dell'aria ed uscita dei fumi, quindi se l'incendio è in profondità, dentro nella struttura il fuoco seguirà questo percorso detto flow-path causando una propagazione ed il movimento del fuoco nella struttura.

La prima apertura che creiamo all'arrivo, se non vi sono aperture già esistenti è l'inizio del flow path. Questa avrà un impatto sullo sviluppo del fuoco ed una direzione di propagazione.

Se apriamo un'altra ventilazione (apertura) da qualche altra parte il flusso cambierà nuovamente ed l'intensità del fuoco crescerà ancora.

Avvolte però il flow-path può lavorare a nostro vantaggio (Vento alle spalle).

Ogni incendio al chiuso richiede grandi quantità di aria/ossigeno, per svilupparsi e progredire. In molti casi però, nei piccoli compartimenti la quantità di ventilazione, anche modeste, fa divenire l'incendio nello stato di controllato dal combustibile e più sarà grande la sua intensità più vi sarà bisogno di acqua.

Molte abitazioni hanno grandi vetrate che collassano in fretta, facendo così entrare molta aria con conseguente alta intensità dell'incendio (Mega-Watt) e non solo, anche il vento può aumentare drasticamente questa intensità. 

Analiticamente parlando il profilo di ventilazione di un incendio di compartimento si riferisce alla quantità in percentuale di aria disponibile dalle aperture, con la formula :

Av/Ac = %Pv

Av = Area ventilazione
Ac=Area compartimento
%Pv= Percentuale Profilo di Ventilazione

Per un'apertura  Av di 6m2 ed un area del compartimento di 16 m2 vi è una percentuale di profilo di ventilazione del 38 %

Come regola generale un piccolo compartimento quando raggiunge il 25 % di profilo di ventilazione è controllato dal combustibile. 

A questo punto l'intensità del fuoco sarà forte.

A differenza un incendio in un grande compartimento con piccola percentuale di profilo di ventilazione raggiungerà lo stato di controllato dal combustibile e comunque brucerà con grande intensità, perché gran parte dell'aria è all'interno del compartimento stesso.

Il Vigile del fuoco deve avere familiarità col tipo di apertura che ha davanti a se, calcolando così il probabile impatto che avrà sullo sviluppo del fuoco.


Infatti l'intensità del fuoco può essere stimata dalla dimensione dell'apertura dovuta ad un collasso sotto il calore o fatta da noi.

Nella tabella sotto, vediamo la dimensione dell'apertura e i MW rilasciati e la minima portata critica di flusso necessaria. Su di un determinato compartimento tipo.

  • 1 mq di apertura da luogo a 3 MW di rilascio di energia che necessitano del naspo alta pressione da 19 mm
  • 2 mq di apertura danno luogo a 5 MW di rilascio di energia che necessitano del naspo alta pressione da 22 mm o due naspi da 19 mm o una tubazione
  • 4 mq di apertura danno luogo a 7 MW di rilascio di energia che necessitano di una tubazione. 
  • 6.5 mq di apertura danno luogo a 10 MW di rilascio di energia che necessitano di una tubazione. 
  • 10 mq di apertura danno luogo a > 10 MW di rilascio di energia che necessitano di > una tubazione

sabato 28 novembre 2020

LA STORIA DELLA SCHIUMA

 


Dopo il recente post sulle schiume F3 (Fluorine Free Foam), vorrei ulteriormente approfondire quello che è stato lo sviluppo della schiuma, dalla sua invenzione fino ad oggi. 

Cominciamo.....

1877 - Abbiamo lo sviluppo della prima Schiuma in Inghilterra

1904 - Il primo spegnimento di Naphtha contenuta dentro una cisterna larga un metro durante un incendio in Russia. La schiuma è stata prodotta miscelando due soluzioni chimiche.

1914 - Ingegneri Austriaci hanno prodotto schiuma miscelando due polveri nell'acqua corrente.

1920 - La prima produzione di schiuma a base proteinica con equipaggiamento apposito, distribuita come la prima schiuma meccanica.

1930 -  Sviluppo della prima schiuma chimica con proprietà di resistenza agli Alcoli. Fu inoltre sviluppato il concetto di aspirazione e proporzionamento della schiuma con sistemi meccanici e cominciarono i primi esperimenti su schiume sintetiche concentrate.

1940 - Fu introdotta la prima schiuma concentrata proteinica al 3% rimpiazzando quella al 6% salvando spazio e peso.

1950 - La schiuma bassa, media ed alta espansione potevano essere prodotte da un'unica schiuma concentrata. Ci fu inoltre la prima schiuma utilizzabile sui solventi polari.

1960 - Sviluppo della prima schiuma Fluoroproteinica e della AFFF - Acquous Film Forming Foam) e miglioramento della schiuma AR- Alcohol Resistent

1970 - Un avanzato sviluppo delle schiume AR e schiume con più scopi al 3% sugli idrocarburi e 6% sui solventi polari, sviluppo di un'ulteriore schiuma per la soppressione di vapori pericolosi.

1980 - sviluppo della prima schiuma Classe A da George Cowan and Eddie Cundsawmy Canada

1980 - In questo periodo abbiamo le definitive AFFF - AR e le FFFP - AR la schiuma FFFP -AR

1990 - Sviluppo della schiuma al 3% per idrocarburi ed Alcoli. Introduzione della Schiuma concentrata per Classe A

L'addizione dei tensioattivi Fluorati nelle schiume proteiniche che avevano grande stabilità e resistenza, rese la schiuma proteinica molto veloce, riusciva a sigillare velocemente il recipiente con il combustibile liquido in fiamme attraverso un film acquoso che correva velocemente sul combustibile. Questo però con grandi ripercussioni sull'ambiente infatti oggi molte sostanze all'interno delle schiume AFFF ed FFFP sono state bandite da molte nazioni dopo che le organizzazioni ambientalistiche mondiali si sono battute per tale rimozione. A causa di ciò i produttori di schiumogeni, hanno creato schiume con concentrazioni minime o addirittura esenti da tali sostanze. Vedi post sulle F3

https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2020/06/gli-schiumogeni-fluorine-free.html?m=1

Questo ha portato ad uno sviluppo delle schiume verso una direzione più eco-comapatibile. Quindi le date che seguiranno verteranno più su di un quadro legislativo che di scoperte perché le aziende hanno dovuto poi modificare le loro produzioni in base ad esse. 

2002 - Lo studio sull'ambiente dall' OECD Organization for Economic Cooperation and Development scopre che il PFOS è persistente , bio cumulativo e tossico nei mammiferi.

2003 - 3M modifica la formula per rimuovere il PFOS.

2005 - 3M ritira dalla produzione e dalla vendita gli AFFF

2009 - Il PFOS viene classificato dalla convention di Stockolma come persistente negli organismi ed inquinante, l'uso del PFOS viene vietato in tutta Europa.

2010 - Un concetto globale è sorto sul PFOA. E negli Stati Uniti L'agenzia dell'ambiente EPA, sviluppò un programma per eliminare tutti i composti che degradano in PFOA e PFOS tutti quei tensioattivi fluorati con catena lunga da C8 in su, il termine fu stabilito per il 2015. Nell'industria antincendio cominciarono  la creazione dei nuovi C6 che non degradano in PFOA e PFOS.

2014 - Negli USA l' EPA blocca l'importazione per l'industria dei tensioattivi fluorati con catena lunga.

2015 - Studi approfonditi stabilirono che anche i C6 contengono tracce di PFOA, è purtroppo relativo al processo di produzione dei tensioattivi fluorati, di conseguenza i paesi come Norvegia , Germania, Queensland, Australia con le loro rispettive leggi bannano ogni sostanza che contiene o si scompone in PFOA.

2016 - L'ECHA permette ai C6 AFFF di essere prodotti e venduti in tutta Europa

2017 - In Europa nei C6 sono permessi concentrazioni di PFOA con una quantità di 25 parti per miliardo dal 2020.

2018 - Discussione globale per bannare gli AFFF in ogni forma, e sostituzione con gli F3, ma l'uso degli AFFF viene permesso solo per grandi incendi.

2020 - Dal 4 luglio in vigore la nuove legge sul PFOA max 25 parti per miliardo, si attende, se venga accolta oppure no la proposta della Germania di bannare definitivamente in tutta Europa qualsiasi tensioattivo Fluorato.


AVERE SUCCESSO CON LA PPA


da web

Ci sono 3 importanti aspetti per avere una pressione positiva ed attacco di successo ed ottenere il massimo beneficio da questa importantissima opzione tattica.

UNO

Addestramento dell'intero comando su di questa opzione tattica. Ognuno all'interno del comando dal più Anziano Ufficiale al più giovane vigile, deve essere instradato al cambiamento. E soprattutto ogni partenza deve essere dotata di un ventilatore ed propriamente addestrata nell'utilizzo.

DUE

Ogni ventilatore deve poter essere dispiegato dalla prima squadra che arriva sulla scena.  E posizionato da un pompiere mentre si fa la tubazione per l'attacco iniziale. Per effettuare questo le squadre devono essere propriamente addestrate.

TRE

La pressione Positiva attacco deve essere utilizzata per un attacco aggressivo interno. Dove la squadra può guadagnare una rapida entrata nella struttura ed al cuore del fuoco. Gradi incendi in aree grandi richiedono un più complesso aspetto tattico che deve essere valutato. In questo caso la pressione positiva ed attacco deve essere spiegata magari in maniera meno aggressiva e più metodica. 

Se l'incendio richiede ventilazione, perché c'è molto fumo e calore, la Ventilazione in pressione positiva ed attacco dovrebbe essere usata. Se non viene usata in maniere efficiente e cioè nelle prime fasi dell'intervento, molti dei suoi benefici andranno persi.

Se userete la pressione positiva ed attacco e ne apprezzate i benefici, raramente tornerete al vecchio modo di attacco.

Altre info su 



PUNTI DI SICUREZZA PER APPLICARE LA PPA 

La pressione positiva ed attacco ha bisogno come dicevamo di una attenta analisi del rischio, che possiamo riassumere con i seguenti punti sotto:

1.    Per la pressione Positiva ed attacco vi è bisogno di almeno 6 persone (operatore pompa compreso) per mantenere tutti i requisiti di sicurezza necessari.

2.    Valutare se la struttura si presta a questo tipo di applicazione. Es strutture industriali complesse non si prestano, o poco, mentre abitazioni private come gli appartamenti, sono più performanti.

3.    Stima del PROFILO DI VENTLAZIONE, importantissimo!! Es pericoli di probabili backdraft in condizioni sotto ventilate.

4.    Le dimensioni del compartimento, un ventilatore riesce a pressurizzare compartimenti < 200 mq.

5.    Possibilità di conflitto con apparati di ventilazione dell’edificio tipo HVAC (heat ventilation air conditional).

6.    Stima approssimata del fuoco

7.    Scarico uscita dei fumi più vicina al fuoco.

8.    Entrata dell’aria deve essere simile o pari all’uscita, per non creare flussi di ritorno con fiamma. Si stima che l’uscita debba essere > 50% dell’entrata dellaria. 

9.    I pompieri non devono sostare sull’entrata dell’aria.

10. Se ci sono vittime alle finestre assolutamente non applicare PPA.

La Sequenza Operativa per Pressione Positiva ed Attacco

IL ROS

Il Ros dopo il giro a 360° dell’edificio, seleziona l’entrata dell’aria ed uscita dei fumi, molto utile la termocamera nel selezionare l’uscita dei fumi, che ricordo deve essere più vicino al fuoco. Si assicura che non vi siano condizioni sotto ventilate (backdraft). Quando ritiene che la ventilazione di uscita dei fumi sia stata fatta in modo corretto, da l’ordine al controllore porta di immettere aria all’interno, monitorando l’uscita del flusso dei fumi, poi darà l’OK al team di attacco di entrare ed attaccare il fuoco. Se non nota nessun cambiamento di velocità nel flusso esterno, vuol dire che all’interno qualche porta si è chiusa sotto la forza del ventilatore o era già chiusa, a questo punto attaccare in maniera tradizionale ed applicare PPA solo se il team all’interno lo RICHIEDE!

 Team di attacco 

Si preoccupa di spiegare in modo corretto la tubazione onde minimizzare le perdite di carico, con tubi da 70 mm misto 45 mm con relativa lancia DMR fronte porta, che se aperta, va accostata per minimizzare l’entrata dell’aria che di conseguenza rallenta lo sviluppo dell’incendio. Se chiusa, va forzata e prima di compiere questa azione, controlla le condizioni di calore a tutti i livelli della porta individuando il piano neutro, per possibili backdraft. Il team d’attacco mantiene, se ci sono piani superiori, l’integrità della scala dal fumo, tenendo la porta accostata fino a che non sia attivato il ventilatore che spinge all’interno, prima di aprire la porta la tubazione sarà già carica, aspetta che il ventilatore stabilizzi l’ambiente in approssimativamente 60 sec. Proteggendo con la tubazione il controllore porta ed attende l’ordine di entrata del ROS.

 Il controllore porta 

Importante ruolo che controlla l’entrata e cosa vi succede, ed aiuta la tubazione a fluire all’interno. Spiega il ventilatore, lo accenderà posizionandolo, come regola di pollice, alla distanza di circa la lunghezza della diagonale dell’accesso, ma con il flusso non diretto verso l’entrata, ossia lateralmente, al minimo della potenza ed attenderà l’ordine di dirigere il getto all’interno dal Ros. Quando dirige il getto all’interno il team di attacco è defilato e non ostruisce l’entrata dell’aria. Il controllore porta, si assicura che il flusso copra l’intero accesso, se in alto alla porta esce del fumo allontana il motoventilatore perché troppo vicino. Riporta al ROS le condizioni.

La posizione dell’uscita dei fumi 

Vigile operatore aggiuntivo che potrebbe essere di botte o autoscala o di una squadra APS di 4 operatori. Si assicura di creare l’uscita dei fumi con una ventilazione sufficientemente grande e la libererà da ogni ostruzione in maniera defilata, riporterà al ROS le condizioni del vento esterno se sono cambiate e soffia verso l’interno e possibili altre esposizioni o condizioni di backdraft, prima di creare la ventilazione, e dopo aver effettuato la ventilazione sotto ordine del ROS, si posiziona al controllo della tubazione/naspo per proteggere l’eventuale esposizione o effettua l’attacco di transizione (vedi in seguito gli attacchi), utile l’uso del naspo per coprire questo incarico per non affaticare ulteriormente questo ruolo con la creazione di una tubazione.

IMPORTANTE: Se si apporta l’attacco di transizione, l’apertura della porta di accesso al compartimento, andrà fatta solo dopo che l’attacco di transizione è stato eseguito, successivamente seguirà la sequenza operativa per PPA descritta sopra.

Altro importante aspetto è se per qualche motivo dopo che il team di attacco è entrato e si crea un qualche tipo di evento rapido del fuoco come un flashover indotto dall’aria forzata dentro dal ventilatore (per questo attendere 60 sec prima dell’entrata), NON rimuovere lo stesso anche se ne è la causa, il flusso che si crea sarà comunque la via di uscita del team di attacco.


domenica 22 novembre 2020

LE LANCE AUTOMATICHE FACCIAMO CHIAREZZA

Lancia TFT Automatica

Le lance automatiche sono state inventate nel tardo 1960 dal Chief  C.H. McMillan Gary Indiana USA, Fondatore della TFT - Task Force Tips. Esse sono state sviluppate per risolvere problemi di avere un grande getto con poca acqua. Questa lancia ottimizza l'attacco, perché meglio gestisce l'acqua che effettivamente arriva alla lancia. 

Ma come funziona la Lancia Automatica?

Partendo dalle vecchie lance, se avevamo bisogno di aumentare la lunghezza del flusso o avere più portata (quindi si riduceva la lunghezza del getto) si cambiavano  i bocchelli della Lancia, ottenendo così il risultato desiderato. 

Oggi con la lance DMR, invece, possiamo decidere il getto(lunghezza)/portata desiderato ruotando il selettore di portata, anche se non lavorano alla giusta pressione d'esercizio di circa 6/7 bar.  Infatti se a causa delle perdite di carico arriva poca acqua, posiamo ruotare il selettore delle portate, magari  abbassandolo da una portata di 400 L/min ad una più bassa di 200 L/min, avendo così, un getto opportuno che comunque raggiunga l'incendio cercando di essere a distanza di sicurezza.

Questo è quello che fa la lancia automatica che gestisce per noi il giusto getto con la portata d'acqua che arriva, offrendo sempre una pressione costante alla lancia e quindi al flusso d'acqua (velocità).


Come si vede in foto la portata dell'acqua cambia, ma la lunghezza del flusso rimane costante, perché la pressione è regolata dalla lancia che rimane costante a 75 PSI circa 5 bar, indipendentemente se arriva più pressione e quindi più acqua. La regolazione del diametro di uscita dell'acqua, che poi a catena regola la pressione interna della lancia e la lunghezza del getto, avviene tramite una molla che porta indietro il piattello da dove poi ai lati esce l'acqua. Il piattello che è chiamato BAFFLE in inglese, che si muove avanti ed indietro a seconda se arriva poca (min 6 bar) o tanta pressione, mantenendola così costante, scaricando l'acqua.


Per  un operatore, nell'eventualità improvvisa arrivi più pressione, non dovrà fare nulla, la lancia si auto regola in automatico, diminuendo drasticamente la forza di reazione della lancia e i rischi di caduta o di sfuggita della Lancia stessa dalle mani dell'operatore. Alcune di queste lance hanno un range di portate molto ampio la stessa lancia può essere attaccata sia ad un tubo da 45mm che ad uno da 70mm.


Benefici della lancia Automatica

  • Un Flusso con lunghezza adeguata
  • Regolazione costante della pressione
  • Riduzione della reazione della lancia
Inoltre  l'autoregolazione della portata la rede ottima per l'uso con pre miscelatori ad effetto venturi.
Il problema solito è una regolazione tra le DMR e l'uscita del proporzionatore ad effetto venturi che deve raggiungere il giusto equilibrio per iniziare l'aspirazione della sostanza schiumogena. Con le lance automatiche non vi saranno problemi di regolazione, sarà in automatico appunto.

Dobbiamo però sapere che molte tipologie di attacchi come pulsing, burst, etc per il raffreddamento dei gas super caldi in pre flashover, non possono essere apportati correttamente, in quanto non possiamo selezionare la portata a 100 L/min, ed avere le gocce tra i 3/4 micron etc....
La portata sarà quella reale nella tubazione. Si potrebbe ovviare usando come gas cooling a getti pieni.
Ancora...
Alcune lance di questo tipo hanno un selettore di emergenza davanti allo stream shaper che sposta la pressione di lavoro della lancia da 6 bar a 3 bar detta di emergenza, rendendola ottima anche per le operazioni su idrante a secco in edifici alti, dove si hanno molte perdite di carico dovute all'altezza.


La valvola di chiusura dell'acqua è a pistone non crea turbolenze ed ovviamente diminuisce la portata fino alla chiusura completa della lancia che comunque la lancia tenta sempre di compensare. Da non  confondersi, sul fatto che la maniglia regoli la portata, ossia ovviamente, indirettamente si gestisce, ma non è il suo funzionamento.
Importante: Addestramento ed esperienza con tale attrezzatura sono doverosi, l'operatore potrebbe essere ingannato dal flusso e lunghezza del getto, ma non si accorge di avere magari 150 L/min alla lancia invece di 400 L/min necessari in incendi ad alto rilascio di energia.




sabato 14 novembre 2020

RICERCA SVEDESE SUL RAFFREDDAMENTO DEI GAS SUPER CALDI


applicazione del gas cooling durante l'addestramento, 

Matthias Van de Veire (Dipartimento Ingegneria antincendio e sicurezza Svedese) ha presentato il suo studio, alla Laud University Sweden nel 2016, lo studio era volto alla perfomance dell'attacco alla fase gassosa dell'incendio. Questo studio era focalizzato ai metodi e tattiche usate nell'applicare acqua nei spessi gas di combustione, per ridurre una rapida escalation in un evento rapido del fuoco. Le conclusioni hanno apportato una miglior comprensione del raffreddamento del gas super caldo così come l'ottimizzazione della tecnica.

Primo: Le lance sono abili nel provvedere un decente raffreddamento se, sè ne conosce il funzionamento e le caratteristiche. Il cono completamente aperto crea grandi gocce ma ne permette una miglior distribuzione nel layer dei gas. Le lance DMR sono ottime per un gas raffreddato alle spalle ed una temperatura stabile davanti. Le lance che producono delle gocce fini raffreddano il gas istantaneamente. Il getto largo non ha distanza e obbliga all'operatore a stare all'interno. La temperature sono scese da 160°C a 100°C quando l'operatore era in posizione fissa. 

Secondo: L'intervallo tra i colpi dovrebbe essere più corto possibile. Gli impulsi lunghi raffreddavano meglio degli impulsi corti di mezzo secondo. C'era un baffer di tempo tra le applicazioni e dopo l'applicazione, nei 2 secondi di chiusura della lancia, il gas si raffreddava ancora. Il calore nei gas dipende da l'intervallo dei colpi e dimensione delle gocce. Generalmente è lento nel riacquistare calore con grandi gocce e colpi lunghi. 

dopo che la lancia è chiusa continua il raffreddamento

In fine l'uso dell'alta pressione per le lance è preferita alla media per il raffreddamento dei gas perché crea gocce più fini ed in media, parte del getto colpirebbe soffitto e muri.

A Cosa Ci Serve Questo Studio!

 Il metodo Svedese di raffreddamento dei gas super caldi ed in fiamme provvede ad un nuovo mezzo sulle tattiche antincendio dal 1984. Il gestire da parte dei pompieri il fumo sopra le loro teste che si muove in altre stanze e dietro di loro è importantissimo ai fini della sicurezza. Questo fumo può essere raffreddato con colpi corti di acqua nebulizzata/nebbia mantenendo un piano netro quasi imperturbato.

D'altro canto però, il materiale usato per creare i rollover ed il gas per questo attacco, che consisteva in 200 KW di rilascio di energia, non sarà mai vicino ad un incendio vero. Quindi, molti comportamenti del fuoco insegnati, illudono il discente nel credere di poter gestire questa massa, con un pò più di 50L/min.

La ricerca su di 500 incendi reali, eseguita nel Regno Unito, durante gli anni 1980, ha mostrato realmente la potenzialità di questo attacco, ma anche dimostrato le sue limitazioni, il massimo compartimento gestibile  e la dimensione di fuoco trattabile, dove invece alti flussi diretti al fuoco sono essenziali. E' stato osservato, inoltre che il molte occasioni i pompieri divenivano incorretti errando l'attacco in favore dei gas quando era ovvia che la base delle fiamme ad essere la priorità con attacco diretto. 

Ovviamente entrambi gli attacchi sono la miglior scelta, ma l'attacco diretto ad alto flusso alla base delle fiamme è un punto fermo della strategia. 

Molti istruttori di CFBT non potranno avere mai guadagnato una esperienza di un massivo coinvolgimento di combustibile in incendi di edificio. Perciò il messaggio potrebbe essere falsato perché trattando con soli 1.5 MW dei container per il CFBT, non si può percepire fino a dove sia efficace tale approccio. 

Altre info sui risultati della ricerca seguono nel link sottostante.

https://www.firehouse.com/operations-training/hoselines-water-appliances/article/20994029/understanding-gas-cooling-matthias-van-de-veire


giovedì 5 novembre 2020

IL Completo antifiamma continua

 

Nel continuare le info sul completo antifiamma già affrontato in un post precedente diciamo che il completo antifiamma  è un punto di discussione da molti decenni. Molte delle discussioni sono rappresentate da esperienze del personale antincendio, e queste disussioni/avvenimenti non si possono avvolte riprodurre. Il pompiere è investito dall'energia radiante dell'incendio dal fumo e dai confini del compartimento che riflette il calore, molti di questi aspetti sono replicati nel test di performance dell'indumento protettivo, compresa la possibilità di ustioni da compressione e cioè da contatto non solo così come dal vapore dovuto al sudore. 

Molti incidenti sono dovuti alla compressione dell'indumento sulla pelle, mentre si tocca un oggeto, ma quello che più di tutti modifica la performance dell'indumento è il sudore! 

C'è una notevole differenza di protezione dell'indumento rispetto a quando è asciutto, infatti l'acqua di sudorazione intrappolata nell'indumento, evapora quando il pompiere si avvicina alla sorgente di radiazione termica e l indumento comincia ad assorbire energia. 

I test di performance misuarano la quantità di calore trasferito attraverso l'indumento, quando è esposto alla combinazione di calore radiante e convettiva, nella misura di 84 KW per mq, sarebbe il risultato di un flash fire o  condizioni di post flashover oppure dell'esposizione ad una fireball.

Teoricamente ....il pompiere avrebbe 17 secondi per scappare da un flashover prima di avere ustioni di secondo grado alla pelle. Ovviamnte questo tempo è indicativo alla quantità di energia simulata nei test, potrebbe darsi che duri anche meno di 10 secondi, in condizioni più pesanti.

In addizione sono state aggiunte alla normativa NFPA 1971, rinforzi delle zone di compressione, spalle e ginocchia e gomiti infatti ad una temperatura di 250 gradi si percepisce un aumento pochi gradi dopo 10 secondi. Ma torniamo al sudore. 

Per permettere al calore del corpo di uscire tramite sudorazione e non far incorrere il pompiere in stress termico, si sono fatti grossi passi in avanti, migliorando il parametro THL (termal heat loss), Questo ultimo è un bilanciamento tra la performance di protezione e del THL. Ma la sudorazione resta un forte problema. 

Cose lo stress termico? 

https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2013/11/cfbt-stress-termico-e-ppe.html?m=1

Regolamentazioni europee sullo standard dei dispositivi antincendio sono:

  1. Vestizione Giaccone e Pantalone EN 469
  2. Elmetto EN 443
  3. Guanti EN 659
  4. Stivali EN 345 parte 2
  5. Sotto Casco EN 13911

Durante la mia carriera ho notato che molti incidenti sono comunque accaduti non a causa dell'indumento protettivo ma alla poca consapevolezza di cosa può proteggere il DPI in uso, sono stati fatti processi a caschi e guanti ma purtroppo mancava la fondamentale conoscenza della lettura dell'ambiente. Perchè una lettura attenta del fumo e quindi delle condizioni circostanti, avrebbe evitato questi spiacevoli eventi.

venerdì 30 ottobre 2020

IL TASSO DI APPLICAZIONE DELLA SCHIUMA

 

       Mumbai Butcher Island Fuel Tank Fire

Avvolte confuso con la portata critica di flusso (https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2013/08/portata-criticadi-flusso-la-pcf-o-cfr.html#:~:text=La%20PCF%20o%20CFR%20%2D%20critical,determinati%20metri%20quadrati%20d'incendio. ) che invece riguarda la portata d'acqua minima da applicare su di un incendio per ottenerne il controllo. Il tasso di applicazione 'già discusso in questo blog nelle sostanze estinguenti, è invece la quantità di soluzione schiumogena applicata per ogni metro quadrato d'incendio per ottenerne la completa copertura. I seguenti 5 termini, sono spesso usati per descrivere i vari tipi di tassi di applicazione ed è importante conoscere le varie differenze tra:

  1. Tasso di Applicazione Critico
  2. Tasso di Applicazione Minimo Raccomandato
  3. Tasso di Applicazione Ottimo
  4. Tasso di Sovradosaggio
  5. Tasso di Applicazione Continuo
La parte successiva vi descriverà i vari termini, ma il più importante di questi è il Tasso di Applicazione Minimo Raccomandato.


Tasso di Applicazione Critico 

Questa è l'applicazione minima sotto la quale l'incendio non può essere spento. Quando si applica schiuma sotto questo tasso, la schiuma sarà distrutta dal potere dell'incendio. Nessun tappeto si formerà sulla superficie del combustibile.


Tasso di Applicazione Raccomandato

Con questa applicazione di schiuma finita, raggiungerà la superficie in combustione. Questo Tasso è raccomandato sulla base dell'applicazione critica vista prima, con un margine di sicurezza aggiunto, per tenere conto dei seguenti fattori:

  1. Variabili dovute alla qualità della schiuma concentrata
  2. Variabili della schiuma finita se correttamente prodotta
  3. Deperimento della schiuma finita, dato dall'applicazione diretta
Il tasso di applicazione raccomandato è definito nella NFPA 11, per ogni tipologia di schiuma come segue:

T.A. Agenti bagnanti 1% - 3% 
  • Su Classe A non vi è T.A. considerare PCF normale Applicabile con Lancia normale 
  • Su Classe B idrocarburi da 1.6 a 2.4 L/min x mq Applicabile con CAFS e NAA 
T.A Schiuma Proteinica 3% - 6% 
  • Su Classe B Idrocarburi 6.6 L/min x mq - Attacco indiretto NAA o CAFS 
  • Su Classe B Solventi polari non applicabile 
 T.A Fluoroproteinica 3% - 6% 
  • Su Classe B Idrocarburi 6.6 L/min x mq - Attacco diretto NAA o CAFS 
  • Su Classe B Solventi polari non applicabile T.A Film forming Foam Fluoroprotein 
FFFP AR 3% - 6% 
  • Su Classe B Idrocarburi 4.1 L/min x mq - Attacco diretto NAA o CAFS 
  • Su Classe B Solventi polari 9.8 L/min x mq - attacco indiretto NAA o CAFS 
T.A. Aqueous Film Forming Foam AFFF AR 3% - 6% 
  • Su Classe B Idrocarburi 4.1 L/min x mq - Attacco diretto NAA o CAFS 
  • Su Classe B Solventi polari 9.8 L/min x mq - Attacco indiretto NAA o CAFS
 NAA - Nozzle Air Aspiration; CAFS - Compressed Air Foam Sistems


Tasso di Applicazione Ottimo

Molte volte riferito come ad un economico tasso di applicazione. Si riferisce soprattutto alla quantità minima che occorre per estinguere un incendio. Per essere più precisi è in tasso di applicazione a metà tra il Critico ed il Raccomandato.
Con questo Tasso non si avrà l'estinzione rapida dell'incendio. Può essere usato una volta estinto l'incendio per il mantenimento della copertura del liquido infiammabile.


Tasso di Sovradosaggio

E' il limite di tasso di applicazione per estinguere un incendio velocemente. Una volta raggiunto un certo punto alto nel tasso di applicazione, no si ha più un miglioramento nel tempo di estinzione.
L'unico risultato è un spreco di prodotto, ed è detto appunto Tasso di Sovradosaggio.


Tasso di applicazione Continuo

Questo tasso di applicazione è dovuto al tipo di combustibile incendiato ed al tempo di accensione, che deperisce in fretta il tappeto di schiuma creato. Questo è calcolato comunque per mantenere l'integrità del tappeto di schiuma con una applicazione del 50% del tasso minimo raccomandato. Se no si avrà la riaccensione del combustibile.

Ovviamente si deve tenere conto di eventuali perdite dovute ad imprecisione, vento e moti convettivi che portano via la schiuma. Si raccomanda di aumentare il tasso di applicazione oltre il minimo raccomandato.

venerdì 16 ottobre 2020

INCENDIO AL ONE MERIDIAN PLAZA




L'incendio del ONE MERIDIAN PLAZA fu un evento significativo nella storia del servizio antincendio Americano. Questo evento sarà per sempre, uno degli incendi di grattacielo più studiato e le lezioni apprese saranno  tenute e sviluppate per anni. 


Il ONE MERIDIAN PLAZA era un grattacielo di 38 piani adibito ad uffici, nel cuore di Philadelphia (USA).
L'incendio scoppiò verso le 20:40 del 23 febbraio del 1991, in un ufficio al 22 piano. da un mucchio di stracci imbevuti di olio di semi di lino, bruciando poi, per 19 ore.
L'incendio ha consumato 8 piani  e ci sono voluti più di 300 pompieri, dove tre di questi persero la vita.

  • Captain David P. Holcombe, di anni 52
  • Firefighter Phyllis McAllister, di anni 43
  • Firefighter James A. Chappell, di anni 29
Al Piano coinvolto si attivò l'allarme antincendio ma i soccorsi vennero chiamati dopo che il personale che lavorava nel grattacelo investigasse sull'accaduto, infatti uno di loro fu sopraffatto dal fumo in un ascensore e dopo che venne salvato dai colleghi, fu dato l'allarme, a quel puto l'incendio aveva acquistato una considerevole potenza. 

Le squadre trovarono subito difficoltà per entrare al 22° piano che era fornito di una porta con blocco a codice, ci sono voluti parecchi sforzi per forzare l'entrata.

Quando cominciò l'attacco si verifico un problema alla valvola di regolazione della pressione dell'idrante PRV (pressure regulating valve) fornendo così una bassissima pressione alla lancia automatica (fog nozzle) che era collegata a sua volta ad una manichetta  da 45 mm, la bassa pressione fornita non supportava le perdite di carico del 45 mm fornendo così una bassa portata. 

L'assenza di apparati di ventilazione antincendio hanno permesso che l'incendio ed il fumo si propagasse verticalmente ed orizontalmente. 

I tre pompieri che perirono in questo incendio tentarono di ventilare la torre delle scale. La trasmissione radio di aiuto fu richiesta quando erano al 30° piano, dopo parecchi sforzi di salvataggio i loro corpi furono trovati al 28° piano che non era ancora bruciato ma sotto pesantissime condizioni di fumo e calore.

Il fuoco cominciò la sua propagazione attraverso la facciata dell'edificio dopo che i vetri collassarono fu il primo motivo di propagazione.

Tutti i sistemi fire proof collassarono dopo la continua esposizione a così alte temperature, le operazioni di spegnimento interne furono abbandonate dopo 11 ore di incendio in crescita e problemi di stabilità strutturale.

Il fuoco si fermo quando raggiunse il 30° piano e fu spento dal sistema automatico a sprinkler.

Molto importante nelle cause di una così alta propagazione a parte i problemi di staff, materiali di costruzione e codici di costruzione per la progettazione antincendio, fu il settaggio della PRV pressure rugulation valve. 
( regolatore di pressione che si trova sull'idrante, per abbassare la pressione che altrimenti sarebbe troppo forte per l'operatore) 

Una investigazione scoprì che la PRV era stata settata male dall'installazione, durante l'incendio essa non forniva più di 4 bar, insufficienti per la lance automatiche in uso in quegli anni nel dipartimento di Philadelphia e molto in voga da noi oggi. 

Quando capirono il problema e settarono molte delle PRV, l'incendio era oramai fuori controllo.

Perché vi ho raccontato di questo incendio ? 
Cosa possiamo imparare da questo incendio noi Italiani??

Innanzi tutto che noi :
  1. Non abbiamo una procedura operativa per incendi di grattacielo.
  2. Stiamo usando lance DMR al quale occorrono molti bar per funzionare invece delle smooth bore utili quando si hanno pochi bar.
  3. Useremo per attacco interno di un grattacielo tubazioni da 45 mm invece dei 60 mm come avviene anche a Londra, sempre per sopraffare le perdite di carico.
  4. Non useremo i 70 mm troppo ingombranti ma ottimi per gestire le perdite di carico se raccordati all'idrante da 45 mm attraverso il raccordo diffussore 45 / 70.
  5. In fine non abbiamo un regolatore di pressione con manometro per verificare quanta pressione effettiva abbiamo al piano.
 Quindi detto ciò potremmo essere soggetti a ripetere  gli stessi errori. 

memoriale delle tre vittime dell'incendio al One Meridian Plaza

Personalmente ho sviluppato una procedura operativa standard per grattacielo, molti anni fa dopo aver tradotto un importante libro che trattava l'argomento. I punti chiave sono innumerevoli tra logistica e tattica. 
Non può essere trattato come un normale incendio di un edificio basso con piani nettamente inferiori. 
Sarebbe un grave errore di sottovalutazione dell'evento.

Segue Video dell'evento
Se non visualizzi il video entra in versione web




Da qui il dovere di essere consapevoli del rischio nell'usare le lance DMR in questa tipologia d'intervento.



 



giovedì 24 settembre 2020

CAFS PER GAS COOLING E GRANDI INCENDI

 

CAFS Applicazione da esterno

Abbiamo già parlato in questo blog del sistema di schiuma ad aria compressa chiamato CAFS molto tempo fà.

https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2014/08/cfbt-compressed-air-foam-sistem-cafs.html

Ma non abbiamo parlato delle sue potenzialità d'impiego negli incendi di compartimento per il raffreddamento dei gas super caldi e soprattutto nell'impiego su grandi incendi con grande superficie in combustione. Vi sono stati degli esperimenti dove il cafs veniva comparato con le lance DMR per il controllo della massa di fumo super calda nei compartimenti , ed il suo impiego in grandi incendi di grande superficie, ovviamente i dati che seguiranno sono frutto di studi su documentazioni, in quanto io personalmente non ho mai lavorato con il sitema CAFS su di un intervento perche ancora non è in dotazione presso il mio comando, però ho avuto la possibilità di provarlo in addestramento con incendio controllato.

Il sistema CAF generalmente usa pochissima quantità di soluzione schiumogena tra lo 0.3 e 0.6  % fino a l' 1 %, generando una schiuma molto omogenea attraverso l'immissione di aria o con un compressore o una bomola di aria compressa, il ratio di espansione che si crea va da umida 1 a 5, fluida da 5 a 10 o secca da 10 a 20 litri.

Le bolle create sono stabili così degradano lentamente, sono piccole ed omogenee, dando inoltre, alla schiuma, la possibilità di aderire sul verticale (possibile impiego come protezione delle esposizioni). Il compressore da molta energia alla schiuma dandogli un grande range di applicazione e la schiuma nella tubazione fa poco attrito di conseguenza, ha piccolissime perdite di carico (tubazioni molto lunghe). 

La lancia di applicazione raccomandata e la smooth bore, se si usa una DMR il ratio di espansione cambia creando una schiuma umida causato dalla lancia che distrugge le bolle.

La schiuma permette all'acqua di raggiungere il combustibile e l'acqua contenuta nel fino film della bolla quando la bolla esplode attraverso la dilatazione termica dell'aria nella bolla, permette all'aqua che si divide in finissime goccioline, di penetrare nel combustibile e vaporizzare istantaneamente assorbendo il calore.

Negli espermeti che hanno caratterizzato il documento dal quale ho preso queste informazioni vi il traffreddamento dei gas super caldi di combustione e le conclusione degli esperimenti fatti è la seguente:

  1.  Il CAFS con agente estinguente di classe A è superiore all'acqua nella soppressione e nella penetrazione dei materiali.
  2. Il CAFS raffredda i gas di combustione quando viene applicata sulle superfici calde quindi c'è un ritardo nel raffreddamento dei gas rispetto all applicazione dell'acqua nebulizzata con DMR. 
  3. La schiuma umida è più adatta rispetto a quella secca.
  4. La schiuma umida e meno performante rispetto alla nebbia creata dalle lance DMR.
  5. Nell'attacco di transizione il cafs è più efficace rispetto all'acqua.
Come si evince dai risultati, il raffreddamento dei gas super caldi attraverso il cafs è molto simile all'utilizzo dei getti pieni con le smooth bore con l'aggiunta di un agente bagnate di classe A, ottenendo lo stesso risultato ma in maniera più economica rispetto al CAFS. 
Dal mio parere utilizzare agenti schiumogeni dentro un compartimento ad uso abitazione, dove non è necessario ed inderogabile l'uso di tale agente, che potrebbe creare un rallentamento all'avanzamento della tubazione e possibili infortuni sulle scale (scivolamento). 

Applicazione della schiuma tramite cafs in Kent fire service UK 

Applicazione CAFS in addestramento presso scuola antincendio di Trento 

Per quanto riguarda l'applicazione del CAFS su vaste aree in combustione le informazioni sono state prese dal libro EUROFIREFIGHTER 2 di Paul Grimwood.

Come abbiamo visto il CAFS migliora l'efficienza dell'acqua, aumentando la sua superficie di contatto con conseguente aumento del potere di raffreddamento. Ma una importante considerazione va fatta quando si tratta di incendi di grande superficie.

Quando si utilizza un getto umido a 5 bar vengono erogati approssivamente 240 L/min, se si possiede questa portata, nel gradiente di estinzione si può controllare soltanto una stanza con un rapido abbattimento delle fiamme rispetto l'acqua. In un incendio di vaste proporzioni il gradiente di applicazione di 6 L/min al m2 va cmq rispettato infatti nell' NFPA 11 il tasso di applicazione per agenti estinguenti di classe A non esiste e ci dice inoltre che l'aggiunta di un wetting agent non altera la portata critica di flusso prevista.  

Quindi non si può controllare un grande incendio con l'ausilio di un solo CAFS (a meno che non si abbia la possibilità di schierare  tanti CAFS per tanti quanti metri quadrati d'incendio si hanno oppure si possiedono CAFS con portate maggiori), ma bensì pensare di inserire un agente bagnante di classe A all'interno delle tubazioni designate per la soppressione dell'incendio rispettando la portata critica di flusso.

https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2013/08/portata-criticadi-flusso-la-pcf-o-cfr.html?m=1




martedì 1 settembre 2020

LA TUBAZIONE DI COPERTURA

spiegamento della tubazione di copertura


L'importanza di una linea (tubazione) di copertura, quando si commettono attacchi offensivi (interni) è stata già appresa da molti anni in nord Europa e Stati Uniti, divenendo uno standard regolamentato.

Nel NFPA 1710 (USA) c'è scritto, oltre alla minima portata critica di flusso da spiegare di 380 L/min, anche l'obbligo di creare una seconda tubazione con pari litri miuto o superiore per la copertura del personale.

Essa deve essere sempre creata alla prima occasione utile e fornita di personale. Se possibile attaccata ad una seconda autopompa nel caso accada un guasto alla pompa che sta apportando l'attacco.

Primo motivo fra tutti è la sicurezza dell'attacco interno, infatti esso potrebbe trovarsi in pericolo per varie raggioni anche viste nei post precedenti, ed una tubazione pronta e carica in loco potrebbe fare la differenza tra la vita e la morte dei nostri colleghi/fratelli, ed anche utilizzata dal team di RIT se richiesto per proteggere un salvataggio di pompiere abbatutto/intrappolato.

salvataggio di pompiere in difficoltà

Nei motivi seguenti, tutti di pari importanza, vi è la possibilità di utilizzare la seconda tubazione per aumentare la potenza dell'attacco se richiesto o una ricerca con tubazione, dietro la protezione dell'attacco per presunte persone all'interno, che ricordo, vi sono differenti livelli di rischio da intraprendere nel caso di nota vita a rischio e presunta vita a rischio, le priorità sono ovviamente differenti. 

Aumentare la portata dell'attacco.

Sotto la richiesta del team di attacco la tubazione di copertura potrebbe intervenire nell'attacco, aumentando i L/min per avere una portata critica di flusso corretta, in quanto l'attacco potrebbe percepire che la singola tubazione non è sufficiente nel sopraffare la potenza in MW dell'incendio. Oppure potrebbe notare che vi sono più locali incendiati, quindi vi sono più punti da dover attaccare.
Oppure l'attacco interno potrebbe capire che vi è bisogno di schiuma per estinguere l'incendio che a prima vista non appariva di classe B. La seconda tubazione potrebbe predisporsi per il cambio di erogazione dell'estinguente.
Ancora, nella protezione di esposizioni esterne anche distanti dall'ingresso da dove l'attacco e entrato.
Divenendo così da tubazione di copertura e tubazione secondaria.
In ognuna di queste opzioni si richiede l'immediata crezione di un'altra tubazione di copertura per il motivo principale sopra.. la sicurezza di una possibile ritirata del personale.

Linea di copertura in azione 

Usare la copertura come ricerca.

Se l'area di ricerca  è  grande e si estende oltre la grandezza di una singola unità residenziale, l'utilizzo di corde di ricerca o una tubazione come guida, ovviamente scarica per facilitare il movimento è raccomandata. Inoltre il team di ricerca ha sempre con se una tubazione che li può proteggere all'occorrenza. 
Anche in questo caso la tubazione di copertura diviene di ricerca  e va sempre ripristinata per i motivi di sicurezza descritti sopra.

In Italia questa possibilità è lasciata alla scelta di ogni singolo capo squadra che diviene così ancor più caricato di compiti da eseguire. Se fosse una pratica obbligatoria e consueta, quando si inviano più squadre, questo importantissimo ruolo vitale , potrebbe essere facilmente eseguito.




venerdì 14 agosto 2020

DANNEGGIAMENTI DA TROPPA ACQUA

Plattsmouth, Nebraska.

Negli Stati Uniti tra il 1950 e dopo il 1970 ci fu un largo uso dell'attacco indiretto di Layman e l'utilizzo quindi, di getti frazionati, ciò non è stato interamente attribuito alle scoperte di Lloyd, ma soprattutto alle richieste di risarcimento da danni causati dall'acqua, che le compagnie assicurative hanno indirizzato all servizio antincendio Americano durante il 1960 e 70 detti "gli anni di guerra" quando i reparti antincendio dovettero rispondere ad un incendio di seguito ad un altro. In molti di questi incendi i danni causati dalla troppa acqua superavano i danni causati dal fuoco. 
Le compagnie assicurative studiarono le operazioni antincendio, tattiche e gli attacchi che i pompieri usavano. La lobby delle assicarazioni hanno spinto il servizio antincendio Americano ad implementare nuovi metodi, per ridurre il danneggiamento da troppa acqua. 
Dalle stanze con aria condizionata e sedie comode intorno ad un tavolo hanno deciso come doveva essere combattuto un incendio e in che maniera doveva essere rilasciata l'acqua, in un ambiente pericolo ed incontrollato.
Hanno studiato le tecniche di Lloyd e promosse per salavare i loro soldi e chimato l'attacco indiretto uso cosciente dell'acqua.

Storie Italiane di risarcimento danni, da troppa acqua, ancora non ne ho sentito parlare penso non manchi molto.
Quando sono entrato nel corpo dei Vigili del Fuoco i veterani mi hanno bombardato sul fatto di non usare troppa acqua, questo anche però a discapito di un controllo rapido dell'incendio e quindi dell'ambiente.
Nelle priorità tattiche abbiamo la conservazione della prioprietà come terza opzione, prima abbiamo la sicurezza della vita, compresa la nostra, e per seconda la stabilizzazione dell'ambiente.

L'utilizzo inappropriato di tecniche come l'uso di getti frazionati sul combustibile solido in pieno rilascio di energia a discapito di getti pieni, mette in pericolo i pompieri e non ha effetti immediati sul fuoco non stabilizza l'ambiente creando pericolo per occupanti ed ulteriore danneggiamento della proprietà.

Il momento in cui dobbiamo stare attenti ai danni creati dall'acqua è quando attacchiamo dall'esterno senza colpire il combustibile e sulla fase finale, quando smassiamo, bagnamo e siamo esausti, andando un po giù di attenzione sulla valvola della lancia e continuando a bagnare braci oramai spente, magari col selettore della DMR sui 500 L/min.

foto da internet

Già nel 1800 secondo James Braidwood (1800–1861), l'attacco interno era preferibile per prevenire i danneggiamenti dovuti alla troppa acqua rilasciata. 
Inoltre, in una ricerca sulla efficienza dell'applicazione dell'acqua di Stefan Sardqvist, risulta una efficacia del 50% nel sottrarre energia ad un flusso di 10 L al secondo cioè 600 L minuto ad un incendio di 10 MW con un getto dall'esterno. 
Ciò vuole dire che saremo in grado di togliere solo 5MW con tale flusso all'incendio. 
Il resto sarà danno d'acqua! 

Si vedono molti video di acqua rilasciata dall'esterno con un ritardo nell'ottenere un vantaggio tattico che crea un successivo danno allo stabile.
Specialmente in Italia l'attacco dall'esterno con l'autoscala viene di frequente preferito.

nel link seguente si noterà la frequenza di questa azione semplicemente digitando incendio appartamento su youtube.


Buon ferragosto