domenica 28 febbraio 2021

SAPER APPLICARE LA SCHIUMA

 


Come nel post "ATTACCHI AL FUOCO" dove ovviamente parlavamo di attacco all'incendio di solidi, quindi di incendi di Classe A con estinguente acqua, anche negli incendi di Classe B, abbiamo dei metodi di applicazione dell'agente estinguente schiuma, in base allo scenario, per ottimizzare l'applicazione e quindi un rapido abbattimento dell'incendio.

L'ideale sarebbe una applicazione della schiuma più gentile possibile, sulla superficie del liquido, in modo da ottenere la massima performance dalla stessa. Ma ora guarderemo in dettaglio alcuni tipi di applicazioni della schiuma per abbattere i fuochi di Classe B, alcuni sono più indicati, altri assolutamente no e tutti sono apportati con la bassa espansione e solo alcuni con la media espansione.

Applicazione Diretta/forzata

Questa è l'applicazione che viene fatta direttamente sulla superficie del combustibile in combustione, questo causa che la schiuma impatta fortemente contro la superficie del combustibile detto "Plunging". Causando un mescolamento della schiuma  con il combustibile e quindi diviene contaminata dal liquido combustibile, dove poi la stessa può bruciare e distruggersi. In aggiunta nello sconsigliare questo tipo di applicazione, quando il getto colpisce la superficie porta ad un aumento dei vapori infiammabili con un conseguente intensità delle fiamme e radiazione termica, rendendo la posizione dei pompieri non confortevole. Applicazione buona con media espansione ad incendio estinto data la poca distanza del getto, fattore termico, e leggerezza, peso specifico inferiore alla bassa espansione della schiuma, che evita l'agitamento e la contaminazione.

Applicazione  Gentile

Ci sono molti modi di applicare in maniera gentile la schiuma finita per ridurne l'impatto e quindi la sua velocità.

  • Applicazione Gentile diretta
  • Indiretta fronte superficie
  • Indiretta su muri/oggetti
  • Indiretta con deflessione delle dita/mano

Colpire fronte superficie (roll on) e colpire muri ed oggetti (indiretta), sono i metodi preferiti nelle normali operazioni antincendio.

Applicazione Gentile Diretta

Conosciuto come RAIN DOWN consiste nell'applicare la schiuma in traiettoria delle fiamme il più verticale possibile, da posizione lontana abbastanza da arrivare sulle fiamme con un getto che perde potenza in aria infrangendosi e creando dei fiocchi  che cadono, coprendo poi il combustibile. Come controindicazioni ha che i moti convettivi della combustione potrebbero portare via lontano i fiocchi di schiuma ed anche il vento forte. Questa applicazione è imperativa in incendi di Alcoli per dare il tempo alle schiume di tipo AR, di creare la membrana polimerica. 
Importante: A causa dei moti convettivi delle fiamme e del vento, il tasso di applicazione deve essere aumentato del 60% per andare incontro alla schiuma persa.



Applicazione indiretta fronte superficie

Applicazione detta ROLL ON o BANCK IN, comporta al getto di colpire a terra, montare ulteriormente la schiuma addizionandola ancor più all'aria ed una volta formata di farla rotolare fronte al getto che viene poi spinta sulla superficie combustibile, il risultato in una applicazione gentile della soluzione schiumogena sul combustibile. Buono con lance non NAA (nozze Air Aspiration), bassa espansione e media espansione.



Applicazione indiretta su muri ed oggetti

Consiste nel colpire muri o oggetti dietro il fuoco in maniera che il  getto di soluzione schiumogena perda forza sull'oggetto colpito e si applichi gentilmente sulla superficie del liquido infiammabile. La schiuma si espanderà da quella posizione su tutta la superficie del combustibile. Per accelerare la copertura, se si ha la possibilità di colpire un'altro punto e chiudere la superficie combustibile in maniera più veloce, data la lunga distanza, lance a bassa espansione sono raccomandate per questa tipo di applicazione.





Applicazione indiretta con deflessione delle dita e mano

Questa applicazione comporta che il pompiere alla lancia metta la sua mano o dita davanti al getto facendo divenire il getto in spray invece che un getto omogeneo. Facendo così si riduce la forza d'impatto del getto, ottimo per sopprimere residui di fuoco da vicino, però ssempre con attenzione perché lo spruzzo, potrebbe disturbare il tappeto di schiuma finita creato, mostrando così la superficie del combustibile. Alcune lance hanno un speciale sportelletto sulla bocca di erogazione che crea questo effetto. Può essere usato, se si ha una lancia che non immette aria alla soluzione schiumogena e comunque per rallentarne il getto e su una bassa espansione magari ottenuta con una lancia DMR + tromboncino.


Unico punto di applicazione

Si consiglia di puntare un punto e rilasciare la schiuma finita sempre nello stesso punto in modo che la schiuma cada sempre in una zona già raffreddata dalla schiuma precedente che si è degradata.
In seguito comincia a dilagare coprendo il combustibile.

Fuoco di Confine

Come ultimo metodo/raccomandazione si devono applicare getti di raffreddamento diretti sull'involucro che contiene il combustibile in quanto, nelle combustioni con grande tempo di accensione la schiuma si distrugge rapidamente sui bordi dell'involucro contenitore creando così un fuoco di bordo, getto di raffreddamento aiuta la schiuma nel sigillare la superficie del combustibile.

Riassunto in video degli attacchi con soluzione schiumogena 



venerdì 19 febbraio 2021

CHE COSA SI DEVE CONOSCERE DI UN EDIFICIO



Sapere cosa c'è in un edificio può tornare utile per le operazioni antincendio ad esempio, le compartimentazioni, le tipologie di scale, ascensori e soprattutto se vi sono idranti all'interno e saperli gestire, tutto questo renderà le azioni necessarie, più sicure per le squadre e per gli occupanti.


Le Compartimentazioni

Nei nuovi edifici che superano i 18 metri di altezza, vi è una compartimentazione che protegge le scale verticalmente per tutta l'altezza dell'edificio. Questa compartimentazione deve resistere 2 ore dal fuoco, e l'ascensore non vi è racchiuso all'interno e serve il piano con gli appartamenti e l'idrante è sulle scale, da qui, potrebbe esserci uno spazio limitato da dove poter apportare l'attacco e l'apertura della porta REI 120 potrebbe contaminare le scale. In certi edifici invece anche l'ascensore è racchiuso nella compartimentazione  con una porta REI 120 che divide il piano con gli appartamenti, dall'atrio dove vi è l'ascensore ed una porta REI 60 che divide l'atrio dalle scale. L'idrante può essere situato nell'atrio da dove si può apportare l'attacco al piano coinvolto senza dover inquinare le scale dal fumo. 

 


L' ascensore 

Nelle attività antincendio i vigili del fuoco devono prendere il controllo dell'ascensore, immediatamente ed utilizzarlo per evacuare le persone con disabilità da sopra l'incendio se necessario, ovviamente provvisti di autorespiratore non avviato e seconda utenza per la persona disabile riportata o autorespiratore ausiliario, radio e attrezzatura per forzare gli accessi l'ascensore non sarà preso se c'è un grave incendio che possa aver compromesso l'alimentazione dell'ascensore. L'ascensore sarà utilizzato dal personale vigile del fuoco solo per il trasporto  di materiale (salvataggi non sono necessari) sotto al piano coinvolto chiamato tramite pulsantiera esterna senza personale all'interno, i vigili del fuoco saliranno fin sotto al piano coinvolto dalle scale da dove apporteranno la ricognizione e l'attacco al fuoco. Se si effettuano visite di familiarizzazione negli edifici di competenza è bene visionare l'ascensore. Se arriviamo sulla scena è buona cosa porre una mano tra le porte e sentire al piano terra se l'aria esce o entra. Se l'aria esce potrebbe essere pressurizzato o comunque la corrente d'aria spinge da su verso giù, se invece l'aria tira dentro, il fumo al piano coinvolto potrebbe essere tirato dentro, provocando una contaminazione nella colonna dell'ascensore dal piano incendiato fino la sommità. Vi sono molti tipologie di pozzi dell'ascensore con all'interno l'ascensore. I pozzi possono essere più di uno e sono uniti con due ascensori all'interno, divisi con ognuno un ascensore oppure divisi che servono piani differenti. Esempio in un edificio molto alto un ascensore serve dal 1 al 30 e l'altro dal 30 al 60 piano. 


Le scale

Si possono trovare alcune tipologie di scale, illustrate qui di seguito con cosa a livello antincendio possiamo detrarne a vantaggio tattico. Già discusse in un post precedente che vi invito a leggere (https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2020/03/lintegrita-delle-scale.html) le scale sono parte integrante dell'edificio e vanno protette dal fumo.

Le scale scisse 

In edifici alti si possono trovare scale dette scisse ossia sono due scale che portano in piani differenti, il motivo per cui esistono è prettamente economico. Infatti sono prive di mezzanino ed ogni rampa porta direttamente ad un piano, queste scale potrebbero creare disorientamento è importante capire quale scala porta al piano coinvolto. Di buono, hanno che le rampe continue non affaticano il vigile del fuoco che le sale da l'interruzione del mezzanino, ed inoltre una tubazione pronta ad entrare ha spazio sufficiente per essere stesa.



Scale con mezzanino

Queste scale con mezzanino, servono ogni piano e non creano disorientamento e sono quelle che comunemente siamo abituati a trovare negli edifici. In edifici alti potrebbero esserci due colonne montanti di scale, è importante identificare da dove è meglio apportare l'attacco, e sicuramente sarà interamente controllata per eventuali persone nella scala, sopra al piano coinvolto prima che si attacchi il fuoco e ci sia la possibilità di contaminare la scala. In queste ottime condizioni con doppia scala una può essere usata per l'attacco e l'altra per un eventuale esodo. 


Gli idranti al piano

Tutti gli edifici con più di sei piani sono dotati di idrante antincendio che riduce fortemente lo stress per i vigili del fuoco di impiantare una tubazione dal piano terra fino al fuoco. In edifici che eccedono sopra ai 18 metri l'idrante è a secco e sopra i 50 metri è bagnato. Questo idrante provvederà ad avere una portata di 380 L/min all'idrante  e 120 L/minuto ai tre idranti in funzione più sfavoriti. Non pensate però di poter trovare idranti sempre, oppure ad ogni piano, porto come esempio un edificio alto di mia competenza vi sono soltanto n.2 idranti uno sito al 5 e l'altro al 10 piano. Nel caso degli idranti a secco dobbiamo calcolare assolutamente le perdite di carico dovute all'altezza e alla tubazioni. Inoltre un controllo su tutti gli idranti va effettuato per eventuali atti vandalici prima di dare acqua.


Es. Calcoliamo Le PDC su manichette da 70 mm per metri 100 ovvero 5 manichette a 1000L/min: 

PDC 70mm = 0.1 x (1000/200)^2 x 100/100 = 2.5 bar

Su di una manichetta si avranno 0.5 bar, ma se fluisce a 500L/min perché vi è attaccata una singola lancia DMR da 500L/min invece di 2 tramite divisore, avremo 0.2 bar, quindi: 

Calcoliamo le perdite di carico su di una tubazione mista 5 da 70mm e 2 da 45 mm che fluisce a 500/Lmin: 

PDC = 0.6 + 3 = 3.6 bar 

La tubazione da 70 mm fluisce a 500 litri al minuto ed il 45 mm fluisce a 500 litri al minuto, alla lancia DMR occorre la pressione d’esercizio di circa 6-7 bar. 

Quindi se abbiamo 3.6 bar persi sulla tubazione mista e 7 occorrono alla lancia, la pompa deve spingere a 11 bar per far fluire la lancia DMR a 500 l/min, se invece decidiamo di selezionare 300 o 200 litri al minuto le perdite di carico scenderanno notevolmente. Da questo si evince che nella creazione della tubazione dobbiamo limitare l’uso dei 45mm a max 2/3 manichette e avvicinarci più possibile all’incendio con i 70mm. E questo ancor di più se saliamo in verticale 1bar di pdc ogni 10 m!!!

Idranti al piano (Estratto dal manuale  Tecniche di rilasco acqua e schiuma....)

Altro aspetto molto importante è il controllo dei sistemi automatizzati per l'evacuazione del fumo o cmq dei sistemi di condizionamento automatizzati. 

SISTEMI DI CONTROLLO DEL FUMO

Spero che queste informazioni vi siano utili.


Il 13 febbraio 1983 L’incendio moderno entrava in Italia



Da qualche tempo, non da molto, tra i VVF si comincia a parlare di incendio moderno e di quanto l’incendio sia cambiato in questi anni divenendo più veloce nella propagazione e con un più alto rilascio d’energia. I laboratori UL – Underwrite Laboratory (USA) effettuarono degli esperimenti al riguardo e ne segue il link (https://www.youtube.com/watch?v=IEOmSN2LRq0). Questo cambiamento ha portato ad una richiesta più alta sulle portate d’attacco e talvolta l’aggiunta di tensioattivi. Ma sappiamo effettivamente quando abbiamo cominciato a confrontarci con i moderni materiali e quindi con l’incendio moderno?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare indietro nella storia e verificare i vari casi che sono accaduti in Italia, ma c’è ne uno in particolare accaduto a Torino, di cui tutti parlano ed ha cambiato per sempre l’approccio ai pubblici spettacoli, L’incendio del Cinema Satuto il 13 febbraio 1983.

Segue la Storia...

L'incendio al cinema Statuto fu un tragico evento, avvenuto a Torino la sera del 13 febbraio 1983, che provocò la morte di 64 persone, principalmente per intossicazione da fumi; le fiamme si sarebbero propagate partendo da una tenda. Le vittime, sebbene avessero tentato la fuga, trovarono le uscite di sicurezza chiuse, non riuscendo così a scampare dalle esalazioni prodotte dalla combustione del poliuretano delle poltrone e dal rivestimento plastico delle lampade e dai tendaggi alle pareti. Fu considerata la più grande strage verificatasi a Torino dal secondo dopoguerra.

I fatti....

Intorno alle 18:15, quando era iniziata da circa venti minuti la proiezione, si verificò un'improvvisa fiammata (i sopravvissuti riferiranno di aver udito un tonfo sordo, simile all'accensione di una stufa) causata da un cortocircuito, che incendiò una tenda adibita a separare il corridoio di accesso di destra, dalla platea. Quest'ultima cadendo, innescò il fuoco alle poltrone delle ultime file, tagliando in questo modo un'importante via di fuga che, comunque, alcuni riusciranno ugualmente a guadagnare. Gli altri spettatori, terrorizzati, si rovesciarono in massa sulle sei uscite di sicurezza, le quali però, erano state tutte chiuse tranne una, per iniziativa del gestore, il quale in questo modo aveva voluto contrastare i frequenti ingressi senza biglietto. Dall'esterno si udivano le urla e le richieste di aiuto, mentre alcuni spettatori della platea riuscirono a raggiungere l'atrio della biglietteria.

A questo punto ebbe luogo una serie di errori che risulteranno determinanti: venuta a mancare l'illuminazione principale, non furono accese le luci di sicurezza tramite l'interruttore ausiliario ubicato dietro la cassa e la proiezione non fu interrotta, sempre secondo la ricostruzione, nel tentativo di contenere il panico. Le conseguenze furono catastrofiche, perché in galleria il pericolo non fu percepito, se non quando fu invasa dal fumo. Chi riuscì a rendersi conto della situazione si diede alla fuga: alcuni si diressero verso l'accesso di sinistra che dava sull'atrio, ma nessuno riuscì a raggiungerlo (in questo punto si conteranno quasi quaranta morti); un'altra parte del pubblico, invece, si rovesciò in quello di destra, che però portava ai bagni, dalle quali non riuscirono più a uscire. Altri spettatori, inoltre, vennero trovati morti ancora seduti in poltrona. Comune a tutte le vittime, il viso era annerito dal fumo tossico scatenato dall'incendio, che aveva trasformato la galleria in una sorta di camera a gas, soffocando i presenti in meno di un minuto.

Segue link di un cortometraggio della storia https://www.youtube.com/watch?v=GFk9prJnCi4.

Nel narrare la triste storia con il tragico epilogo per la città di Torino e per l’Italia, avete ben capito che i moderni materiali e quindi l’incendio moderno faceva la sua entrata in scena, nel nostro paese. Purtroppo il cambiamento fu poco percepito indirizzando i nostri sforzi verso la regolamentazione per il pubblico spettacolo che comunque ha apportato i sui benefici sulla sicurezza di tutti.

Guardando con la “lente d’ingrandimento storica” possimo constatare che le problematiche annesse all’incendio moderno, erano cominciate anni prima nel nord Europa e mano mano sceso verso di noi.

Lo stessa rapida propagazione del fuoco accaduta al Cinema Statuto si era già verificata, 2 anni prima, a Dublino per l’esattezza il 14 Febbraio 1981 nella discoteca Stardust.


Segue la Storia
.....

L'incendio si è sviluppato all’interno di una discoteca nelle prime ore del mattino. Circa 800 persone avevano partecipato all'evento, di cui 48 morirono e 214 rimasero ferite.

L'incendio è apparentemente iniziato da una panca rivestita in tessuto di poliestere e PVC che si trovava in una zona privè nella parte ovest della discoteca, una zona molto ampia che poteva contenere almeno 280 persone. Un testimone che ha potutto osservare l’inizio dell’incendio racconta di un aumento della temperatura ma nessuna percezione di fumo, che si percepì soltanto dopo che il fuoco si diffuse a tavoli e alle sedie.

All'1:45, dalla zona privè ci fù una violenta esplosione di calore e denso fumo nero che disciolse i materiali dall soffitto che finiro rovinosamente sulle persone e sugli altri materiali altamente infiammabili, compresi i sedili e le piastrelle che ricoprivano la mura. Un’altra conseguenza fu il blackout che creò panico con la conseguente fuga di massa verso le uscite di sicurezza che per la maggior parte erano chiuse o bloccate per evitare le entrate furtive. Le finestre erano sigillate con griglie metalliche e piastre d'acciaio, che non potevano essere rimosse facilmente, alcune persone hanno tentato con asce e persino funi da traino per  aiutare la fuga dei partecipanti. I vigili del fuoco hanno tentato di piegare e scardinare le sbarre ma senza successo. Altri invece, hanno scambiato i bagni per l'ingresso principale e proprio in quella zona sono stati rinvenuti  tra i 25 e i 30 corpi. Un sopravvissuto ha raccontato in seguito, che nel panico ha visto le persone correre in direzioni diverse e che dopo essere riuscito ad uscire è tornato nell'edificio ad aiutare gli altri, prima di inciampare ed essere calpestato.

A seguito dell’evento, furono fatti estensivi studi dagli inquirenti, ricreando le stesse condizioni nel link che segue https://www.youtube.com/watch?v=GeLKVFC27-0. La velocità con cui si propaga l'incendio è notevole, tanto è che l'operatore che effettua le riprese è costretto ad allontanarsi velocemente.

In tutta Europa durante gli anni ‘80 sono accaduti eventi che hanno alzato il camapanello di allarme, portando al cambiamento sulle tipologie di attacco e ventilazione che sono poi discusse in quello che oggi è chimato corso CFBT – Compartment Fire Behavior Training (foto , da nord  a sud d’Europa, con i primi corsi in Svezia sempre a seguito di eventi drammatici. L’approccio all’incendio moderno è cambiato seguendo una direttrice dal nord Europa verso il Sud.


Effettuando questa analisi potremmo in un certo senso prevenire gli eventi e farci un’idea di cosa possa accadere “presto” anche da noi....Se gurdassimo la Grinfell Tower e la Torre dei Moro potremmo vedere la stessa correlazione accaduta tra lo Stardust ed il Cinema Statuto. Oggi in Inghilterra stanno cambiando le norme antincendio sugli edifici per aumentarne la sicurezza, in questo cambiamento viene altresì aumentata la sicurezza dei pompieri, installando collone di carico da 150mm con due uscite per piano da 70mm, in modo da creare due tubazioni d’attacco o comunque una di attacco e l’altra con funzioni di copertura ad alti flussi. I nuovi incendi richiedono nuove tattiche e dobbiamo giocare d’anticipo e prevedere la prossima mossa senza farci cogliere impreparati.



Dopo molti studi ritengo che la lenta evoluzione nell’uso dei nuovi materiali ed il debole sviluppo economico del nostro paese, ci porta  oggi, ad avere edifici molto vecchi al massimo ristrutturati, dove le regole del gioco sono rimaste invariate (tranne che per gli arredi interni alle abitazioni). Da questo se ne conclude che lentamente ci troviamo faccia a faccia con le “nuove problematiche” rispetto ad altri, è sufficiente guardare che che il primo incendio di facciata è avvenuto in Inghilterra nel 11 Giugno del 1999 ed in Italia, il 29 Agosto 2021. La nostra prevenzione quindi regge bene perchè sostanzialmente si costruisce poco ma dobbiamo afferrare quei segnali che arrivano e coglierne il cambiamento come nell’incendio alla Torre dei Moro.



giovedì 11 febbraio 2021

GLI OBBIETTIVI TATTICI


Negli ultimi anni si è vista una forte riduzione di personale rispetto a 20 anni fà, questo perché le misure di controllo preventive sono state migliorate, ma abbiamo altresì visto che gli incendi sono cambiati in peggio, rispetto a 40 anni fà, la colpa all'alta efficienza energetica e all'impiego di materiali plastici. I vigili del fuoco di oggi al loro arrivo sulla scena, hanno un'alta probabilità d'incontrare incedi già in flashover, con la possibilità di propagazioni ad altri compartimenti oppure in condizioni sottoventilate.

Si calcola ad oggi, che si necessita, su di un incendio in un edificio, nei primi 5 minuti, tra gli 8 ed i 12 Vigili del fuoco per ottemperare a tutti i compiti di ricerca e soccorso e le azioni antincendio. Ma ad oggi con le risorse disponibili, abbiamo, nei primi 15 minuti circa, una singola squadra composta da 3 Operatori 1 Ros ed 1 operatore pompa, quindi dobbiamo eseguire molto spesso la tecnica del prendere il fuoco subito, ed eseguire quelle azioni che salvano il maggior numero di vite, andando in deroga a molte legiferazioni che da noi sono omesse o non esistenti.

Cosa omettiamo?....

  1. Linea di Back up
  2. Regola due dentro due fuori, (l'operatore pompa ed il Ros non sono i due fuori, le squadre devono essere composte da 4 operatori).
  3.  Nessun RIT
  4. Privi di qualsiasi dispositivo Pass

Come vedete questa azione di prendere il fuoco subito è di gran lunga intrapresa, prendendo alti livelli di rischio.

Ma vediamo quali domande dovrebbe porsi il Ros, prima di intraprendere qualsiasi azione.

  • Ci sono persone certe intrappolate?
  • Ci sono probabili persone intrappolate?
  • Ci sono persone ai balconi da prendere subito?
  • Velocità del vento?
  • Si vede il fuoco?
  • Prende aria? e da dove?
  • A che punto è il fuoco?
  • Il fuoco è isolato?
  • L'Attacco salva vite o il salvataggio salva vite?
  • Cosa posso fare con queste risorse?
  • La mia quantità d'acqua è sufficiente per questo incendio?
  • L'incendio è più di un compartimento?
  • L'abitazione come è strutturata?
C'è un gran numero di fattori al quale un Ros deve rispondere con staff così limitati e prendere il fuoco per primo è rispondere a gran parte di queste domande, ma non a tutte. Dopo che il fuoco è sotto controllo si possono intraprende operazioni di ricerca in un ambiente più sicuro per noi e per le vittime, ma ricordo che il piano neutro collassa e le vittime sono investite dal vapore e fumo, quindi bisogna fare in fretta, e per prendere il fuoco subito comunque dobbiamo darci degli Obbiettivi tattici:

  1. Prendere il controllo del fuoco
  2. Ridurre il calore del fuoco
  3. Controllare il percorso di flusso.
Controllare il fuoco:

Questo non necessariamente deve essere fatto con l'acqua, ma anche isolandolo chiudendo porte.
Acquisteremo tempo per un esodo, una ricerca in altre stanze, la creazione di una tubazione. Oppure attaccandolo dall'esterno con l'attacco di transizione, o attacco interno.

Ridurre il calore:

Questo prima di un entrata, causa l'alta intensità del fuoco, effettuando un attacco di transizione o inertizzazione attraverso le lance ad alta pressione penetranti dopo aver isolato il compartimento (cosa meno probabile nel nostro equipaggiamento tipo delle APS.)

Controllare il percorso di flusso:

Chiudendo porte, usare la PPV, aprire finestre, raffreddare i fumi limitando la gravità corrente.

Anche se sembra ovvio che con una risposta di 5/6 pompieri prendere il fuoco prima è la strategia migliore, per salvare vittime ed approcciare in maniera più sicura la situazione, non lo è nel caso di persona all'interno, confermata, da vittime coinvolte o viste ai balconi in principio e poi non più.

In questo caso, l'operazione di ricerca va intrapresa subito!

A questo punto i Vvf dovrebbero essere addestrati/dotati di metodi di ricerca:
  • Orientamento per unita unifamiliari 
  • Ricerca con corda per ambienti più grandi
  • Devono saper sondare le condizioni dell'ambiente
  • Dotati di termo camera ed addestrati nell'usarla.
  • Tecniche di rimozione delle vittime.
guarda il video


lunedì 1 febbraio 2021

L'EFFICIENZA D'ESTINZIONE


La teoria della soppressione è stata studiata da ricercatori praticanti e da scienziati ed accademici, per molti decenni. Comunque, in pratica l'efficienza dell'acqua è normalmente determinata da una tecnica di applicazione pratica, se l'acqua fallisce o no nel raggiungere il fuoco e contribuire all'estinzione. Per esempio in un tipico attacco nebulizzato, solo le gocce più piccole provvedono alla massima estrazione di calore tramite la vaporizzazione, le altre rimangono in fase liquida e ruscellano via. Come controversia però in un getto nebulizzato di gocce fini applicate orizzontalemente sul fuoco, non possiede il momento di forza sufficiente per penetrare le fiamme. Il risultato è acqua sprecata e l'efficienza d'estinzione compromessa. (NOTA PERSONALE IN FONDO)

Durante le ricerche si è visto che l'efficienza di estinzione in un attacco interno, si aggira intorno al 30 / 50 percento. Di 100 litri applicati solo 30 / 50 Litri raffreddano l'incendio, quando si attacca la fase solida. 

La ricerca diviene ancor più ristretta quando si parla di fase gassosa che addirittura scende al 15 percento.

Quindi abbiamo una efficienza di estinzione del 30% alla base delle fiamme e del 15% nella fase gassosa.

Ma non dipende soltanto dall'acqua come dimensione delle gocce, ma anche dalle abilità del pompiere, dimensione dell'incendio e geometria del locale. Infatti in una ricerca di Stephan Sardqvist sulla teoria delle proprietà d'estinzione, l'efficienza scende ad una efficienza del 5 percento, quando l'acqua è applicata dall'esterno senza vedere dove è sito il fuoco.

Utilizzando un getto pieno, applicato in un incendio di una stanza, soltanto metà del getto raggiungerà l'incendio ed evaporerà. Il resto ruscella via. D'altro canto un getto nebulizzato provvederà in una massima evaporazione e sottrazione di calore, ma difficilmente il pompiere sarà in grado di stare così vicino alle fiamme data la poca distanza di tale getto, e resistere alla massa di vapore creato. Quindi il getto pieno è preferito per distanza e penetrazione degli oggetti.

Tenendo conto dell'efficienza d'estinzione, da qui l'importanza di avere una portata critica corretta per un assorbimento dei MW, necessari alla soppressione dell'incendio. In particolare negli incendi dove grandi masse di carico d'incendio sono coinvolte come nel coinvolgimento totale della mobilia di appartamenti od oggetti vari in negozi oppure pesanti solidi combustibili in industrie.

In una serie di esperimenti si è evinto, tenendo conto dell'efficienza d'estinzione, la portata CRITICA, MINIMA ed OTTIMA, dove con diverse densità di portate in L/min/mq si avevano diversi risultati.

Con la densità d'acqua di 2 L/minuto/mq abbiamo una applicazione critica non otteneva il controllo dell'incendio in una singola stanza, se non a costo di severe condizioni fisiche per i pompieri.

Con 3.7 L/minuto/mq, si aveva la minima portata efficace.

Con 5 L/minuto/mq, si aveva l'ottima densità d'acqua ed il controllo di una singola stanza.

Con 6L/minuto/mq,  si aveva il controllo di 2 stanze coinvolte di almeno 32 mq totali. Ed esso è stato considerato ottimo per il coinvolgimento di pesanti carichi d'incendio fino con una densità d'acqua di 6.5L/minuto/mq.

Nella applicazione pratica di ricercatori praticanti abbiamo il Deputy Chief of New York Fire Department Vince Dunn, che ha guadagnato una esperienza pratica su grandi incendi di grattaceli durante gli anni 1980/90, sostenendo che una tubazione da 63 mm che fluisce a1.134 L/minuto può trattare circa 232 mq d'incendio in un open space room, stiamo parlando di una densità d'acqua di quasi 5 L/minuto/mq. Sostenuta da 3/4 pompieri che la devono movimentare nell'incendio (efficienza di applicazione).

Un'altra ricerca empirica sul campo è data da Bill Peterson Plano Fire Department, che ha determinato che su di un incendio dove si è spiegato per attacco interno il personale, dove la superficie dell'incendio eccede gli 86 mq, vi è il 50% di fallire l'obiettivo.

Ancora con 100 incendi a Londra durante il 1980, Paul Grimwood, stima che occorre avere, per un'efficienza d'estinzione corretta con incendi tra 100/500 mq, una densità di portata con multipli di 5 L/minuto/mq.

350 L/minuto per 75 mq

500 L/minuto per 100 mq

750 L/minuto per 150 mq

Questi flussi devono essere considerati come acqua sul fuoco. 

NOTA PERSONALE.

Durante le prove d'estinzione tramite nuove tecnologie, svoltesi alle SFO nella primavera del 2019 ho visto l'impiego massiccio di molte attrezzature ad alta pressione che creavano un alta nebulizzazione dell'acqua con l'aggiunta di agenti bagnanti.

Alcune prove impiegavano il coinvolgimento di paglia e cataste di legna all'aperto, altre prove erano in luoghi chiusi come tetti ventilati e altri tipologie di compartimenti.

Queste tecnologie ad alta pressione con minimo impiego d'acqua le ho viste lavorare bene nei luoghi chiusi....ma non sempre.. e male all'aperto con il coinvolgimento totale del combustibile.

Perchè?

Nei luoghi chiusi con sufficiente calore l'acqua veniva applicata secondo il metodo di Layman, l'acqua si nubulizzava ed evaporava con grande efficienza nel soffocamento dell'incendio, d'altro canto se non vi era sufficiente calore non avveniva la completa evaporazione ed il soffocamento, tutti concetti secondo l'attacco indiretto di LLoyd Layman.

https://vvf-flashover-garofalo.blogspot.com/2020/05/chi-e-lloyd-layman.html

Nei luoghi aperti invece la massa combustibile aveva sufficiente aria per bruciare con molta energia ed altra aria supplementare, veniva data dal getto nebulizzato dell'attrezzatura in uso. Infatti una particella d'acqua crea una pressione positiva davanti e negativa dietro.


Le molteplici gocce d'acqua creavano una onda di sovra pressione che soffiava sul fuoco, creando un aumento del ratio di rilascio di calore  HHR, che a sua volta distruggeva le gocce prima che potessero penetrare il combustibile, anche se vi era l'aggiunta dell'agente bagnante. In oltre anche se con molta potenza un getto completamente pieno della stessa attrezzatura non avrebbe rispettato la densità di applicazione necessaria in L/minuto/mq, per tale carico d'incendio, controllato dal combustibile, dato che era all'aperto.
Ricordo che l'aggiunta di un agente bagnante non diminuisce la porta critica di flusso necessaria. (NFPA 11)

Estratto da EUROFIREFIGHTER 2 di Paul Grimwood